Politica ecologica

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Alle radici della fede: l'uso della propensione alla fede come mestiere per vivere.

(Dicembre 98 - rev. gennaio '02)

            Alcuni progetti di vita sono dispersivi, contrari all'esperienza, ricercano vantaggi di parte distruggendo risorse comuni. Sono un probabile derivato dell'istinto di sopravvivenza, ma la crescente domanda di risorse, in particolare di energia, accentuano la pericolosità, altrimenti locale, delle ideologie. La specie umana potrebbe usare il tempo residuo all'estinzione ridefinendo il pensiero umanistico e la sua pratica sociale - quindi anche politica ed etica - attraverso la scienza, cioè osservazione e buon senso.

            Il sorprendente successo delle ideologie e la quasi totale impermeabilità della popolazione al metodo scientifico, ricercatori compresi, è un aspetto così rilevante nella pratica politica e sociale, da meritare qualche riflessione. Pensiamoci gettati in un mondo sconosciuto dove, con uno strumento simile ad un computer, la mente, acquisiamo informazioni, elaboriamo progetti (questo è uno dei tanti), ne verifichiamo la bontà correggendo eventualmente le impostazioni. Un modo d'atteggiarsi che vale tanto per il senso comune quanto per la scienza. Si può allora definire l'ideologia come progetto di esistenza caratterizzato da refrattarietà alle evidenze empiriche, incoercibilità, definitivo radicamento nella mente. Organizziamo le nostre osservazioni con la tecnica dell'abduzione di Peirce, cercando di evitare pregiudizi che possano ostacolare la comprensione degli eventi, e formuliamo la congettura che l'ideologia s'instauri in presenza di almeno tre fattori:

  1. l'attesa di un progetto di esistenza più familiare, più comprensibile dell'esistente, praticabile, semplice, redditizio, gratificante, dove il confronto con gli altri non crei conflitti, problemi di identità, ridefinizione continua del quotidiano.

                       In dettaglio: ognuno può riconoscersi in un gruppo, un villaggio culturale dove ciascuno sia modellato e modelli gli altri con un'osmosi di pensieri, usi, tradizioni, pratica del quotidiano. Ogni gruppo è tipico e protegge gli appartenenti ma esige il rispetto, non sempre facile, di regole, non sempre chiare. Le regole variano nei luoghi e nei gruppi, inducendo una marcata diversificazione funzionale, espressa attraverso i ruoli sociali e fonte di inevitabili conflitti Chi viva di elemosine, furti, truffe, può infatti trovarsi tanto in un campo di nomadi, quanto nell'esercizio di imprese o professioni: medici, amministratori, assicuratori, o avvocati dove è arduo discriminare i mercenari al servizio della criminalità opulenta, dai cultori della verità e dell'interesse generale. Tra i molti esempi d'attualità in Italia, lo scontro su una pretesa terapia contro i tumori, i processi contro un imprenditore riguardo operazioni finanziarie illecite dove i substrati ideologici ottengono il consenso di circa metà della popolazione. Su un altro versante troviamo chi realizza sistemi produttivi dai più semplici ai più complessi, indifferentemente inserito in un laboratorio, un negozio artigianale o in una grande industria, e così via. Il sistema di regole che s'instaura in ogni gruppo, per sopravvivere, deve consentire a qualcuno di riconoscersi in quelle (occorre quindi un minimo di marketing o una fortunata intuizione) e conservare una qualsiasi praticabilità sociale.

La comunicazione tra gruppi è difficoltosa o impossibile, per difetto o assenza di premesse comuni, per contrasti tra verità locali inconciliabili; si pensi alle difficoltà di dialogo tra il pensiero religioso e il pensiero scientifico o libertario, tra cultura parassitaria e cultura del lavoro. Tutti però soggiacciono ad eventi aleatori che infrangono le premesse, evidenziano una realtà inspiegabile, ostile, pongono in pericolo le certezze e creano attese. Tra le situazioni più comuni vi è la migrazione tra gruppi dove valgano regole radicalmente diverse, causa di problemi di inserimento talora seri, o eventi che espongano le persone ed il loro ambienti familiari a situazioni difficilmente dominabili, come le calamità naturali, una guerra subita, la scoperta di malattie con prognosi infausta. O ancora situazioni artificiali, come divisioni in caste, classificazioni arbitrarie del lavoro, schiavismo, divieto di una gestione matura e consapevole delle proprie pulsioni, come la sessualità e l'aggressività. Questi sono anche nodi di convergenza di ideologie, sia perché mercati redditizi, sia per fornire un supporto psicologico, per spiegare eventi che potrebbero avere conseguenze disgregative dei gruppi. Alcuni possono esser consapevoli della finzione ma interessati a conservarla, per non danneggiare la rete di rapporti economici, di partite aperte, di vantaggi personali, per timore che la modifica del modello ideologico inaridisca le fonti di reddito.

2. dei referenti carismatici, persone che decidano di divenire interpreti di disagi veri, costruiti o evocati, guidati nelle loro azioni dal consenso o dal successo, più raramente da una radicata e definitiva certezza interiore impermeabile alla discussione e alle evidenze. Di norma mediocri pensatori, privi di strumenti logici stringenti, sprovveduti riguardo le conseguenze del loro agire, come Marx, Gesù, o referenti di più difficile comprensione e collocazione, ad esempio organizzatori di movimenti politici talora accattivanti ma impraticabili, oppure di attività economiche lucrose ma parassitarie o illecite, di movimenti filosofici condiscendenti (Croce, Hegel...) sino al brulichio di un microcosmo in cui prevale il conseguimento del profitto senza contropartite, utilizzando inevitabile ignoranza, millantando credito, interpretando norme, spacciando rassicurazioni ingannevoli confortate da abili esposizioni di eventi falsi o casualmente favorevoli, determinati cioè da un insieme di circostanze la cui complessità non consente, né consentirà forse mai, comprensioni oltre le generalizzazioni concettuali e previsioni oltre i metodi statistici e probabilistici. Si pensi infatti che la sola presenza di cause a due valori di verità (vero o falso) richiede per la sua analisi completa 2n algoritmi: quando n supera la decina diviene un problema serio, al centinaio un problema insolubile e non si è neppure scalfita la complessità relazionale del nostro pianeta, dove un piccolo sottogruppo di quelle variabili, noi esseri umani, indaga su tutte le variabili.

3. vantaggi economici e personali, gratificazioni per il gruppo e per i suoi rappresentanti. Poco importa sapere a spese di chi e con quali conseguenze si siano ottenuti i vantaggi, basta che a pagare siano gli altri. Le leadership sono generalmente consapevoli di una finzione che risolve i loro problemi economici o psichici, perché anche la psicosi è un mestiere per vivere, ma non reggerà all'infinito né li sottrarrà alla loro finitezza, ad interrogarsi sul modo in cui hanno speso l'intervallo di tempo compreso tra la loro nascita e la morte.

            Vere le premesse, un'istanza latente in un gruppo, una leadership e la praticabilità, soprattutto economica, si traducono in ideologia i cui sintomi tipici sono le osservabili: meccanismi di identificazione dei suoi aderenti, proselitismo, specialmente quando sia una condizione cruciale per la sopravvivenza dell'istituzione, come le cosiddette catene di sant'Antonio, propaganda dell'ordine sociale o della missione cui si sentono destinati. Rafforzamento reciproco delle convinzioni per riflessione, per circuiti di reciproca auto conferma (molto comuni nei gruppi religiosi o nelle imprese dedite al commercio di prodotti scadenti, inutili o dannosi). Autolegittimazione e difesa da eventi o persone che potrebbero minare la loro sopravvivenza. Reiezione del contraddittorio e del dissenso. Insindacabilità nella definizione dei progetti sociali che risolveranno i disagi e assicureranno la realizzazione dei loro ideali e cronicizzazione in una fede che determina e definisce l'identità degli appartenenti. Divieto dell'analisi delle cause, della verifica delle conseguenze dei metodi di intervento. Inammissibilità dei programmi di razionalizzazione dei consumi o dei flussi globali di risorse. Attribuzione a forze nemiche della mancata realizzazione del progetto e degli impatti sulla specie umana e sull'ambiente determinati dai loro interventi. Blocchi concettuali alla revisione critica del pensiero dominante ed ai processi di comprensione razionale dei fenomeni. Nei casi più gravi mistificazione dei significati delle parole, proiezione sugli oppositori o sui critici delle tecniche comportamentali del gruppo, utilizzando a proprio vantaggio confusione, mancanza di identità e di autonomia, dipendenza, conflitto, falsa coscienza, conseguenti lo stato di violenza istituito.

            La risposta ideologica è più articolata se l'evento disturbante è un diverso metodo, un modo più pervasivo di ragionare, che non possa essere rifiutato per l'apporto di benefici materiali, ma pericoloso per la sua carica dirompente sui supporti coesivi del gruppo. Se le previsioni ottenute con quel metodo risultano confermate e non possono essere cancellate o eluse, la sua presenza genera angosce, riduce la praticabilità sociale e la familiarità delle cose di cui ognuno è a contatto nella propria vita quotidiana, propone un'immagine del gruppo come riflessa da uno specchio impietoso che evidenzi quell'irrazionalità posta a tutela di un equilibrio, dal quale si è talora così dipendenti da non disporre più della propria ragione, al punto da rendere impossibile l'instaurarsi di qualsiasi altra forma di pensiero autonomo.

            Il metodo può anche richiedere un notevole impegno mentale, una faticosa attenzione al mondo circostante e alle nostre reazioni, ottenibile solo con delicati meccanismi logici ai quali non siamo abituati. Può esigere un distacco non sempre facile dai convincimenti che ci costruiamo giorno per giorno, convalidati da una qualche forma di prevedibilità degli eventi e dal senso di identità e di riconoscibilità del mondo che ci circonda. E' spontaneo soffocare, confinare in qualche modo quella voce in ambiti che consentano di utilizzare le sue conclusioni senza intaccare certezze. Ad esempio, un fatto attuale ineliminabile, il cui potenziale dirompente supera il passato conflitto tra sistema tolemaico e copernicano, la sostanziale eguaglianza degli esseri viventi, tutti costruiti per mezzo di informazioni scritte su un hard disk molecolare, il DNA, e tradotte con sofisticati metodi automatizzati in utensili di lavoro, le proteine, non ha ancora traumatizzato il mondo cattolico, che utilizza però ampiamente i prodotti ricavati con quelle conoscenze.

            L'incoerenza coinvolge anche i ricercatori, limitando l'uso del metodo scientifico ai soli temi di ricerca applicata, intenzionalmente circoscritti ai prodotti vendibili, evitando di indagare sulle conseguenze globali della loro commercializzazione, circoscrivendo il campo di validità dei fondamenti della disciplina che professano. Il loro agire si esaurisce nell'addomesticare la ricerca a temi remunerativi, rispondere alle domande del mercato, criptare il linguaggio, rispettare le pratiche ideologiche correnti, come arricchimento e tensione verso status personali privilegiati, senza uscire dal comune sentire né affrontare una critica costruttiva degli schemi ideologici di riferimento. Sono esempi attuali di questo comportamento:

            Approfondimento: per capire la ragione della mia ostilità su queste scelte, occorre un piccolo sforzo logico.

            Semplificando, ma le conclusioni qualitative non cambiano, supponiamo che dal sole, l'unica fonte energetica che i sistemi viventi riescano ad elaborare in quantità significativa, giunga una quota q di energia. Per chi non sia esercitato all'astrazione pensi a 100 quantità di energia, non importa l'unità di misura. Distribuiamo gli esseri viventi in tre grandi gruppi, quelli che catturano l'energia e la fissano su supporto materiale ricevuto da un secondo gruppo che demolisce gli organismi precedentemente costruiti ed un terzo gruppo intermedio che sembra facilitare il compito dei demolitori, riducendo il tempo di conversione. Calcoliamo la biomassa come somma di cellule tutte uguali, aventi le medesime necessità di energia e massa e consideriamo per semplicità che i fotosensibili utilizzino i residui inorganici provenienti dai demolitori (batteri) più energia solare. Per evitare che la vita si fermi occorre che ogni specie abbia il software necessario per aumentare a propria numerosità utilizzando le specie a monte. Consegue che tutti siano forzati a distribuire equamente energia e cibo, a trovare un punto di equilibrio, al più oscillare attorno a quello. L'equilibrio migliore si ottiene attorno ad una ripartizione di un terzo ciascuno, tolte piccole scorte intermedie, ma qui sono dettagli. Nel caso le richieste energetiche e di massa varino, il sistema raggiungerà un equilibrio proporzionale alle diverse condizioni . Le diverse specie evolveranno di concerto le loro tecniche predatorie, l'estinzione di un sottogruppo sarà a vantaggio di altri nello stesso gruppo . In altro modo: l'intervento nell'ecosistema non può essere arbitrario, né ad esclusivo vantaggio di un solo gruppo.

            Quando però una specie scopre fonti energetiche alternative ed ha software sufficiente per costruire protesi, viene a disporre di mezzi di intervento non previsti dal sistema biologico e influisce in modo inaspettato sull'equilibrio; programmata per aumentare la propria popolazione e appagare i propri centri del piacere (quelli che le ideologie confondono con bisogni), distrugge progressivamente le altre specie.

             E continua a distruggere non più per scopi alimentari ma per ragioni sociali, voluttuarie: scambia frumento o patate con pannolini, detersivi che lavano più bianco, vacanze costose, automobili, ponti sullo stretto di Messina, telefoni cellulari, reti di satelliti, libri, giornali, automobili, computer, come questo che sto usando, e così via. Vero che uno dei primi errori fu l'uso del fuoco: rese possibile l'invasione di territori prima proibiti usando legna per riscaldarsi, cioè altre specie viventi.

            Si può tener conto di questo fenomeno sul nostro modello aggiungendo al gruppo una quota equivalente di biomassa virtuale, o meglio, un maggior tasso di replicazione, più un eventuale tasso di inquinamento, cioè di riduzione di disponibilità di risorse o incremento di energia per renderle disponibili. Si intuisce che se si dispone di energia necessaria per continuare, si invade il pianeta di popolazione e protesi anche comode (nel modello aumenta il comparto della biomassa inerte, quella non riciclata), ma vengono a mancare risorse alimentari. Dopo un iniziale accrescimento la popolazione inverte il trend e si avvia all'estinzione. Il modello è noto agli ecologi, che però si limitano ai nessi parziali tra preda e predatore, senza chiudere il ciclo a valle su batteri e inorganici, a monte sui fotosensibili. Manca cioè il bilancio globale delle biomasse e termodinamico.

            Dunque, limitando la nostra componente ideologica alla conservazione della vita (altrimenti si pone fine ad ogni progetto) , il nostro modello di vita occidentale non regge, richiede un ripensamento. Provate a verificare e vedete se vi riesce di trovare una soluzione diversa. Per un'analisi più rigorosa vedere su questo sito "Modello di ecosistema".

            Proseguendo sul tema principale, si intuisce che le spiegazioni ideologiche, essendo inconsistenti, finiscono col deludere le attese e producono nuove attese reattive, preparando nicchie dove si insedieranno altre ideologie. In questo modo si istituisce e si perpetua un circolo ideologico, che, avendo radici biologiche, essendo integrato nell'algoritmo di ogni nicchia ecologica, è ineliminabile, al più compensabile. La storia dell'umanità conferma, segnata da continui rituali politici per la realizzazione degli ideali più astrusi, risolti praticando essenzialmente delitti e genocidi mirati. Il circolo ideologico differisce dal circolo ermeneutico per il dolo: l'ideologia, cercando l'interpretazione più redditizia, l'interesse di parte, uccide l'alterità di un testo che non possiamo più non comprendere, prima di agire: la natura.

            Dal punto di vista biologico è come se nella cultura umana, e in altre culture animali, esistesse la selezione clonale, una superfamiglia di geni che sfornasse incessantemente modi di vivere, ricombinando frammenti culturali, vettori semantici sperimentati e accattivanti, simili nella sostanza, diversi nelle forme, talora riedizioni di ideologie adattate alle condizioni contingenti. Non tutti s'imporrebbero, ma prevarrebbero geni che si fanno gli affari propri, distruggendo risorse e tessuto produttivo. Nulla di grave in caso di assenza di strumenti protesici, perché il potere d'intervento è bilanciato, possono al più avvenire distruzioni locali, come l'incendio di un bosco, un'epidemia, una carestia, una guerra tribale; eventi rapidamente superati dalla vitalità delle specie viventi (la biodiversità, anche genica, è un corollario della stabilità). Ma quando gli strumenti di intervento divengono imponenti, superano le necessità vitali, sono esposti ad un crescente assorbimento di energia non rinnovabile e ne diveniamo fortemente dipendenti, la stabilità del sistema vivente è compromessa. A maggior ragione se le fonti energetiche alternative persistono e continuano a prevalere circuiti neurali programmati per un'aggressività non compensata. Questi gli errori di Gesù, Marx, e molti altri: ignorando i vincoli termodinamici e biologici, tra i quali la domanda di energia e la sostanziale uguaglianza di tutte le specie viventi, aggravano i problemi che si illudono risolvere, o non vogliono risolvere. Si veda anche "La saggezza degli psicopatici" di Kevin Dutton, su "Le scienze" dic 2012, pag. 92 dove si conferma il carattere multifattoriale di un comportamento storicamente ineliminabile (aggiunta gen 2013) .

            Non vedo segni della presenza di geni culturali competitivi, oltre la soglia delle naturali interazioni di un grande numero di variabili interconnesse o, in modo più convenzionale, i cui effetti non possano essere attribuiti al caso. Ciò può esser comprensibile per i geni non senso, che si perdono nel magma dell'intraducibile nella pratica sociale, un po' meno per geni che potrebbero avviare una convivenza non tanto premiante (premiante verso che cosa, vista l'assenza di sistemi di misura affidabili e condivisi: consumi, edonismo, privilegi?) quanto la meno peggiore tra le vie biologicamente praticabili, che dovrebbe passare attraverso l'accettazione della nostra finitezza, del nostro ruolo biologico, la razionalizzazione degli inevitabili urti tra i partecipanti al sistema vivente. Obbiettivo sarebbe filtrare le istanze latenti, opporre antagonisti recettoriali ai messaggi ideologici. Si dovrebbe riuscire a controllare risorse e consumi, spendere sul fronte ermeneutico, o scientifico, le risorse umane ed economiche ora utilizzate per la difesa della autenticità e assolutezza delle ideologie, gettare un ponte sul solco che divide la pratica politica dalla pratica dell'uomo comune. Ma ci credo poco.